CHIESA DI SAN VITALE MARTIRE IN GRANAROLO

La chiesa di Granarolo ha origini certe molto antiche che risalgono (anche se alcune ricostruzioni la farebbero risalire a secoli precedenti) all’anno 1153 (il che la rende certamente la chiesa più antica del comune di Granarolo), quando il papa Anastasio IV la cita in una bolla conservata nell’archivio dell’Abbazia di Pomposa. In questa si conferma nelle possessioni dell’Abbazia anche la chiesa di Granarolo, posta nel territorio “infra plebe Sancti Ioannis in Triario”.

Tra le antiche testimonianze vi sono i documenti conservati nell’Archivio Arcivescovile di Bologna: in uno di questi viene assegnata la carica di parroco a don Benvenuto Sala da Pianoro che successe al parroco Michele da Roncastaldo (forse primo parroco in assoluto di Granarolo).

Negli “Annali Bolognesi” si menziona, nel 1367, una “Battaglia di Granarolo” tra le truppe pontificie e quelle viscontee; nella battaglia i milanesi si fortificarono presso la chiesa di Granarolo “scavando attorno larghe e profonde fosse”, ma furono comunque sconfitti dai pontifici.

E. Danti 1578

Dopo il Concilio di Trento il Cardinale di Bologna Gabriele Paleotti ordina ai parroci di tenere inventari e resoconti delle visite pastorali; nelle parrocchie quindi cominciano ad esistere i primi nuclei di archivi. A Granarolo, infatti, il documento più antico è proprio un inventario -stilato in latino- dei beni della parrocchia  e dei decreti delle dette visite, datato 1566. Questo primo documento d’archivio è più o meno coetaneo della prima rappresentazione della chiesa datata 1578, ad opera di Egnazio Danti nel suo “Dissegni di alcune Ville Castelli e Chiese del Bolognese” che la raffigura come una piccola chiesetta inglobata in una più grande canonica e con un piccolo campanile a vela.

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   Pala d’altare

Il parroco don Ludovico Callegari fece edificare nel 1645 un nuovo campanile in stile romanico e nel 1646 furono aggiunte due campane; nell’anno 1651 fece anche dipingere la pala d’altare raffigurante i Santi Vitale Martire e Andrea Apostolo oranti in contemplazione di Maria Vergine col Bambin Gesù e san Giovannino.

Il 9 ottobre 1672 arrivò a Granarolo il nuovo parroco don Giovanni Battista Torri il quale vide le condizioni in cui versava la chiesa e cominciò a promuovere restauri che si rivelarono inutili, finchè nel 1682 non cominciò la ricostruzione completa della chiesa, che pareva l’unica soluzione restante. I lavori di ricostruzione terminarono ufficialmente nel 1689 ma, in realtà, si protrassero fino al 1691, quando il cardinale la scelse come soggiorno per le visite pastorali nei dintorni e diede al parroco il titolo di “Arciprete”. Finanziati di tasca propria tutti gli interventi e la ricostruzione, il Torri decise di far redigere un Cronicon, cioè un libro ricco di cronache e descrizioni della parrocchia che è oggi la maggior fonte di informazioni sul periodo.

Nel 1734 la chiesa, con una bolla del cardinal Lambertini (futuro papa Benedetto XIV), fu ufficialmente promossa a chiesa arciparrocchiale e plebanale, concedendo il battistero.

Nel 1806 Napoleone Bonaparte emana l’editto di Saint Clouds e dal 1816 i defunti di Granarolo non vengono più sepolti nel cimitero parrocchiale (limitrofo alla chiesa)  ma in un nuovo cimitero comunale posto lontano dall’abitato.

Leggi *QUI* quanto è riportato nel libro: “Le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna ritratte e descritte“, tomo primo, 1844 a rigurdo della parrocchia di Granarolo.

Nell’anno 1829 viene fatto costruire dall’allora parroco don Pietro Presi un nuovo campanile in sostituzione al vecchio, quasi completamente inglobato nella canonica. Tra il 1832 e il 1833 viene fuso un nuovo concerto di quattro campane utilizzando il bronzo delle tre precedenti, la campana piccola fu fusa ex novo ed offerta dal parroco.

Cons. chiavi

Decapitazione

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Nel 1902 tra le opere di restauro di don Demetrio Simoncini ci fu il completo rifacimento della facciata, progettato da Luigi Reggiani, il quale edificò quattro nicchie in cui sono poste le antiche statue di terracotta dei santi Pietro e Paolo (sotto) sovrastati da due bassorilievi raffiguranti “La consegna delle chiavi” l’uno e “La decapitazione di San Paolo” l’altro

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San Pietro

San Paolo

(anch’essi coevi alla chiesa) ed i santi Giovanni Evangelista e Antonio Abate in cemento (sopra, dello scultore Celso Corazza).

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Il muro della facciata presenta una particolarità: non è perpendicolare alla navata della chiesa, ma leggermente obliquo e quindi perfettamente parallelo alla linea della via San Donato.

Durante il “ventennio” il successore di don Simoncini, monsignor Giuseppe Messieri, fece costruire il salone parrocchiale sul retro della chiesa nell’anno 1931 (oggi la sala ex cinema parrocchiale), fece affrescare la volta dell’assemblea in occasione dell’anno santo del 1933 e, nel periodo della cura del suo successore, furono rifatti i marmi del pavimento.

S. Giovanni

S. Antonio

Di ciò che portò la Seconda Guerra Mondiale a Granarolo si ha un preciso resoconto del parroco di allora, il canonico Giuseppe Bertelli, il quale tenne anche un resoconto delle vittime; in particolare egli racconta che molti granarolesi fuggirono a Bologna quando fu dichiarata città bianca (o città aperta – 14 ottobre 1944), e che molti bolognesi si rifugiarono a Granarolo sul finire della guerra, fin quando i tedeschi non posero il centro di comando all’interno della canonica.

 

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Mad. Rosario

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La guerra non fermò la devozione e la fede del popolo che continuò a recarsi alle funzioni e che fece scolpire, nel 1941, una nuova statua: la Madonna del Rosario essa quindi rappresenta la devozione a Maria degli abitanti di Granarolo che da secoli a lei si affidano, in particolare nei giorni della festa a lei dedicata.
La festa della Madonna del Rosario, la cui memoria liturgica sarebbe il 7 ottobre, viene celebrata ogni anno per antica tradizione nella seconda domenica di ottobre. La statua, collocata nella seconda cappella laterale sinistra, fu fatta fare in legno a Ferdinando Demez di Ortisei, in sostituzione di quella più antica in cartapesta. La statua antica, risalente al secolo XVIII, viene portata in processione nella tradizionale visita al cimitero che precede i giorni della festa.

Il 21 aprile 1945 entrarono trionfalmente in Granarolo le truppe alleate e liberarono il paese dai tedeschi che, in ritirata, tentarono di bombardare il campanile, fortunatamente invano.

Nel 1961 il parroco divenne don Vincenzo Montaguti che è ricordato per i tanti interventi che fece: riedificò una parte della canonica, fece costruire le opere parrocchiali e la sala dell’oratorio, restaurò il presbiterio e la controfacciata (facendo anche dipingere sulla volta lo stemma del Giubileo del 2000 e sostituendo la semplice vetrata presente con una nuova raffigurante i Santi Protomartiri di Bologna Vitale e Agricola con la chiesa nelle mani), ampliò la chiesa facendo costruire due cappelline per i confessionali, una cappella feriale grande al lato del presbiterio al posto del vecchio campanile (non ancora abbattuto fino ad allora) ed eliminando i quattro storici altari laterali (superstiti dei sette esistenti in precedenza) posti dal Torri.

Gloria di San Vitale

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Oggi l’interno della chiesa è quasi completamente affrescato: L’affresco della volta sopra il presbiterio rappresenta la Gloria di San Vitale, di un autore della cerchia di Giuseppe Maria Rolli. Le colonne hanno basamenti di marmo del XIX secolo e i loro capitelli sono di ordine composito. L’Altar Maggiore è dedicato a San Vitale Protomartire di Ravenna, patrono di Granarolo, quelli minori sono dedicati al Crocifisso, alla Madonna Addolorata, alla B.V. del Rosario, all’Immacolata ed a Sant’Antonio da Padova.

Sopra il coro è rappresentata simbolicamente l’Incarnazione del Verbo: i documenti attribuiscono l’opera a un artista di nome Tarroni (da non confondere con il più tardo Tertulliano Tarroni).

San Girolamo

 

Alle pareti della chiesa troviamo diverse tele, molte delle quali coeve al periodo della costruzione della chiesa: San Matteo Evangelista del Tarroni, San Girolamo della scuola del Guercino, la Nascita di Giovanni Battista e la Predica del Battista, di scuola bolognese.
Inoltre il Transito di San Francesco, forse di Anna Sirani, e la Beata Vergine di San Luca e Santi (Santi Rocco, Antonio Abate, Francesco di Sales, Rosa da Lima, Maria Maddalena e Caterina da Bologna che adorano la B.V. di San Luca), sicuramente opera della pittrice Anna Sirani (sorella della più nota Elisabetta).

 

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Su un lato della cappella dell’Immacolata si trova un piccolo affresco raffigurante una Madonna con Bambino e una scritta: “Effigies B.V. Virginis Montanae”. Da documenti d’archivio si sa che il dipinto fu trasferito nella chiesa parrocchiale da un oratorio, denominato “La Monta”, prima della sua demolizione. E’ documentata la presenza di questo affresco in chiesa già dal 1823.

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  L’attuale organo a canne, collocato nella cosiddetta“cantoria in Cornu Evangelii”, fu realizzato nel 1865 da Gioacchino Sarti e Pietro Orsi probabilmente utilizzando anche materiale più antico. Di fronte infatti, nella cosiddetta “cantoria in Cornu Epistolae”, è ancora visibile la cassa lignea del precedente organo, opera di Domenico Francesco Traeri, del 1722.

I parroci della parrocchia di San Vitale ad oggi conosciuti sono in numero di 36 (il doppio del numero antecedente le ricerche svolte in Archivio Arcivescovile nel 2019) e vanno dalla rinuncia del 1340 di don Michele all’attuale parroco don Filippo Passaniti.

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